Luca Pellegrini, presidente di TradeLab, ha descritto i motivi per cui questo mercato continuerà a crescere, partendo dalla definizione della domanda Food & beverage: un insieme di pratiche di consumo che richiedono beni, servizi e tempo, e attivano interazioni familiari, amicali e lavorative. Praticamente il cibo è ovunque. Sono le case più piccole che non invogliano ad ospitare, l’accentuazione dell’incapacità a cucinare causata dai programmi televisivi come Masterchef (io non so cucinare così bene e quindi non invito gente), ma soprattutto il cambiamento epocale e positivo del ruolo femminile a generare la crescita del mercato away from home. Negli ultimi anni sempre più donne sono entrate nel mercato del lavoro fuori dalle mura domestiche, in Italia il fenomeno è ancora in crescita e più basso rispetto al resto d’Europa – 51,6% rispetto al 65,3% – la percentuale di partecipazione femminile al mercato del lavoro, ma destinata a crescere nei prossimi anni. Negli ultimi dieci anni sono state circa un milione le donne che sono uscite dalle mura domestiche per andare a lavorare fuori; questo ha causato 365 milioni di ore in meno nelle cucine di casa, considerando il dato medio di un’ora al giorno dedicata alla preparazione e al consumo dei pasti.
Questo ha significato due grandi cambiamenti: l’affermazione di piatti pronti e comunque prodotti alimentari ad alta convenience d’uso e la crescita forte del food delivery che, in pochissimi anni, è arrivato a pesare circa 350 milioni di euro.
C’è anche un altro fattore che incide notevolmente sul mangiare fuori casa: la socializzazione, una caratteristica tipicamente familiare che familiare non è più a causa di nuclei sempre più piccoli e di orari differenziati. In particolar modo sono i baby-boomers, i sessantenni di oggi, che non hanno nessuna intenzione di starsene chiusi tra le quattro mura. Inoltre, a trainare, per il 20% del totale dei consumi, questo mercato sono le presenze turistiche che, in Italia, stanno ritornando a crescere in maniera consistente, dai 370 milioni del 2009 ai 425 milioni del 2018.
Infine esiste ancora molto sommerso in questi dati, pensiamo ad esempio a come Istat tenga solo parzialmente conto dei servizi di ristorazione che svolgono attività prevalentemente diverse, come Ikea che oggi è uno dei player più importanti dei consumi fuori casa, considerati un asset strategico nello sviluppo dei punti vendita, o la ristorazione d’hotel che continuerà a crescere.
Ecco allora che una prima risposta alla crescita della domanda: l’offerta vincente nel fuori casa sarà una declinazione low cost di nutrimento e socializzazione. E qui entrano in gioco i menu segment a metà strada tra ciò che è bene (socializzazione) e ciò che è buono (menu specifici e dedicati dettati dalla qualità).
Che ruolo potrà giocare l’industria alimentare in questo contesto? Realizzando prodotti su misura, dando valore al brand tramite la distribuzione. Un mercato difficile, ma dove c’è grande spazio per tutti quelli capaci.